MULINI ITALIANI 

 

 

 

 


 

I MULINI AD ACQUA

 

INTRODUZIONE

 

Il mulino è una macchina molto antica: la ruota idraulica che trasforma l’energia cinetica di un corso d’acqua in energia meccanica era già usata in Cina, Medio Oriente ed Europa settentrionale nel I secolo avanti Cristo. Tuttavia, non si diffuse largamente nel vecchio continente sino agli ultimi secoli del primo millenio d.C.. Qui nei primi anni servì a macinare cereali (grano, avena, orzo e poi malto per la birra); in seguito il basso medioevo aprì una fase di innovazione tecnica che permise di costruire, tra il X e l’XI secolo, dapprima nella Francia centrale, mulini per trattare le fibre vegetali come la canapa, per follare i panni di lana, per segare il legname ed anche, a partire dalla Germania meridionale, i “mulini da fabbro” per lavorare i metalli.

Nello stesso tempo, nelle aree dove la scarsa pendenza del terreno limitava la potenza idraulica, si introdussero novità come il mulino ad onde di mare – nella laguna veneziana- e soprattutto quello a vento, inventato forse  in Persia qualche secolo prima, ma diffusosi a partire dall’Inghilterra nel XII secolo nella caratteristica forma a vele ed asse orizzontale. All’inizio del nuovo millennio i mulini in ogni parte d’Europa divennero numerosissimi, testimoniando tra l’altro il forte aumento del consumo di cereali, specialmente pane, grazie a forti progressi dell’agricoltura. Naturalmente i mugnai furono inizialmente dei lavoratori rurali come gli altri, sottoposti  al potere signorile, laico o ecclesiastico, che deteneva la proprietà della terra e dei corsi d’acqua ove sorgevano gli impianti; ciò non impedì ai “tecnici” di perfezionare nuovi meccanismi mossi dai mulini ad acqua, come quelli per la produzione della carta presenti a Fabriano, a Troyes, a Norimberga tra il XIII e il XIV secolo. Fu questo il campo nel quale per secoli si esercitò l’ingegno di uomini ignoti e tuttavia preziosi perché, oltre a realizzare macchine utili incrementando ricchezza e lavoro, contribuirono con altri artifici, a creare quella mentalità che, a partire dal Seicento, farà della meccanica il primo banco di prova della rivoluzione scientifica moderna. Ed in effetti i progressi furono evidenti: dalle ruote di 1-3 mt., cioè con 1-3,5 HP di potenza, del Duecento, si raggiunsero, nel XVII secolo, diametri medi di 2-4 mt, fino a raggiungere in qualche caso i 10 metri, ovviamente con potenze corrispondenti.

Erano i prodromi di un Erano i prodromi di un processo storicamente imminente, cioè l’industrializzazione.

 

Cartina del parco di Monza con evidenziati i mulini trattati; il mulino del cantone e i mulini asciutti. Su gentile concessione di http://www.geoplan.it

 

I MULINI DELLA VALLE DEL LAMBRO

 

I mulini della valle del Lambro dalle sorgenti a Monza possono essere suddivisi in

Ø      MULINI INTEGRI  : mulini che conservano le caratteristiche e i manufatti originali

Ø      MULIN RICONOSCIBILI: mulini che conservano solo parte dei canali di derivazione o delle chiuse

Ø      MULINI TRASFORMATI :mulini che conservano solo l’involucro architettonico e sono stati ristrutturati in residenze, ad esempio.

Ø      MULINI DEMOLITI: mulini persi e sostituiti da edifici residenziali-mulino di Spadit o di Sesto giovane.

L’elenco dei mulini del Lambro è il seguente:

This is the list of some of the mills along the Lambro:

      MOLINO DEL CANTONE

      MOLINI ASCIUTTI

      MOLINO S. GIORGIO

      MULINO  COLOMBO

      MOLINO BASSI

      MULINO RESICA DI VERANO BRIANZA + PROGETTO DI RESTAURO (PLAN FOR A FUTURE USE)

      MULINO D’OCCHIATE

 

 

 

IL MULINO DEL CANTONE

 

mulino del Cantone

                                                                                                                                            “del Cantone” water mill

 

Il mulino del cantone è ubicato all’interno del parco di Monza; fu ristrutturato nel 1840 dal Tazzini, realizzando una struttura che unisce ecletticamente elementi neoclassici e romantici.

La struttura dell’edificio,posta a ridosso di un canale che un tempo azionava le pale del mulino,è caratterizzata da una torre merlata,elemento superstite di un edificio precedente che il Tazzini  volle lasciare in omaggio alla moda romantica della rovina. La torretta,in mattoni a vista,è semidiroccata; si nota  una piccola finestra a bifora; la cima è strutturata a merli ghibellini completamente occupata da nidi di uccelli.

Come accennato poc’anzi, la costruzione, più volte ristrutturata, è caratterizzata da un aspetto abbastanza ibrido dal punto di vista architettonico.

Il mulino è composto da due blocchi, tra i quali scorre la roggia derivata dal Lambro, raccordati a sud da una facciata in stile neoclassico. Originariamente in mattoni rossi, il blocco centrale oggi si presenta intonacato di giallo e costituito da un colonnato dorico architravato da un arco a pieno centro cieco, con ghiera a raggiera.

Le ali laterali sono ad arcate riempite e sul retro c’è la chiusa del mulino.

Curioso è l’effetto a galleria caratterizzato dal passaggio della roggia laterale al Lambro ed attualmente disattivata. Il portico con colonne binate, la trabeazione con metope e triglifi,il timpano, sembrano voler nascondere la modesta funzione delle macine con elementi aulici.

Attualmente l’edificio è sede della cooperativa sociale “il Salterio”, che si occupa della costruzione di strumenti musicali antichi e del recupero di giovani disadattati. L’edificio è in buono stato di conservazione.

 

 

 

 

                                                                                       

 

MULINI ASCIUTTI

 

 Il mulino fa parte della Cascina dei Mulini Asciutti ubicata nel Parco di Monza nella zona confinante con il comune di Villasanta. La cascina, nascosta da un filare di pioppi, è composta da due edifici paralleli che racchiudono l’alveolo della Roggia principale, unita tra loro da un camminamento posto trasversalmente ai due blocchi e coperto da cinque archi: percorrendolo si può accedere alle due sale  di macina, ai controlli delle chiuse ed al piano terra di ogni edificio. La struttura risale al 1834 e attualmente è in concessione per abitazioni e ospita il centro didattico di esperienza sui cereali e le energie pulite.

Progetto sicuro di Giacomo Tanzini, il mulino non è propriamente asciutto,tanto è vero che un tempo vi si macinavano i cereali. Il molini asciutti  è l’unico mulino del Parco che conserva le ruote  a pale ancora in grado di funzionare, ma ne è attiva solo una. Si presenta con una struttura di una certa eleganza, nonostante la destinazione agricola. In posizione simmetrica al mulino, divisi dalla roggia, si trovano due fabbricati che ospitavano le stalle, il fienile e il granaio e un piccolo edificio che in origine fungeva da forno, posto in fondo al cortile e raggiungibile attraversando un ponticello. Il mulino, azionato da una roggia derivata dal Lambro, conserva ancora la sala delle macine con i suoi antichi ingranaggi. Attualmente il mulino è parzialmente attivo e la conservazione di tutta la struttura è buona.

 

 

mulini Asciutti

                                                                                                   the “Asciutti” mills

 

 

 

 

MOLINO S. GIORGIO

 

Il mulino san Giorgio è ubicato all’interno del Parco di Monza. Pur essendo in gran parte ben ristrutturato , il mulino conserva ancora il fascino agreste ,dovuto alla attività di allevamento, tutt’oggi praticata. Esso fa parte dell’omonima cascina,risalente al 1820, che attualmente si presenta composta da due edifici ad uso abitativo ed agricolo con una grande corte di fronte . Durante la ristrutturazione di uno dei due edifici sono stati opportunamente  considerati i particolari  di ambientazione : i rampicanti attorno al patio del pian terra, i fiori nel giardino antistante; il gusto è stato eccellente anche nella scelta del colore bianco delle pareti che contrasta il cotto del pavimento. La cascina si presenta composta da due corpi con i soliti accessori rurali(stalle e fienili).L’ altro edificio, non ristrutturato, ha la stessa configurazione architettonica del primo. Sono stati mantenuti ,intorno al patio del piano terra,  dipinti dell’Assunzione e di Santo Stefano, posti proprio sopra la porta di ingresso.

Quando i Mulini di S Giorgio erano attivi venivano azionati dal Lambro che passava,e passa tutt’ora, attraverso la roggia Molinara

 

“Usciamo dal parco per raggiungere il Mulino Colombo, che si trova nel centro di Monza. La visita dell’edificio è potuta aver luogo grazie all’interessamento della vice-presidente, sig.ra Silvana Giacovelli, del Museo Etnologico Monza e Brianza.”

 

IL MULINO COLOMBO

Il mulino Colombo, originariamente, era chiamato mulino “ San Gerardino” ed era costituito da due lunghi corpi staccati, costruiti longitudinalmente al corso d’acqua, che in quel punto era diviso in tre rami. Nello spazio interno tra i due corpi, chiamato “gora”, erano inserite le ruote. Questa configurazione è rilevabile nella più antica pianta di Monza, tracciata da Giovanni Filippini nel 1722. La lavorazione dell’olio inizia nel 1871. Prima di allora il mulino, chiamato “casa della follatura di Monza”, era adibito alla follatura  della lana. Questo suo impiego è menzionato in un documento  del 15 novembre 1860,a Milano, che contiene la lista delle proprietà del signor Francesco Bonsaglio.

Nel 1910 il signor Giuseppe Colombo rileva l’attività dal torchiatore  signor Francesco Bonsaglio.

Si produrranno oli per l’alimentazione e per vari usi industriali e medicamentosi, farina di lino e pannelli per l’alimentazione del bestiame finchè nel 1936, per costruire la piazza Anita Garibaldi, viene modificato il corso del Lambro: si chiude la roggia Molinara e i due canali laterali del mulino, e si lascia solo il ramo principale; l’edificio, quasi completamente isolato nell’acqua, viene ora a trovarsi lambito dal Lambro solo sul lato est. Da quell’anno la ruota viene tolta e sostituita con due motori elettrici che portano energia alle varie macchine. Nel Mulino si continua a lavorare fino alla morte dell’ultimo dei figli maschi Colombo nel 1969, quando l’attività cessa definitivamente. La sorella nel 1987 in occasione della vendita della sua parte di proprietà, dona al comune di Monza i due locali del frantoio, allo scopo di preservare e rendere  sempre agibile al pubblico l’edificio in cui la sua famiglia aveva per molti anni lavorato.

La donazione è stata resa possibile dall’impegno e dall’interessamento del Museo Etnologico Monza e Brianza, che ne è stato il promotore fin dall’inizio. Nel 1989 il Comune di Monza provvedeva al restauro dell’edificio.

 

 

We leave the park to reach the Colombo mill, which is in the centre of Monza. The visit of the building can be done thanks to the vice- president of the Monza and Brianza Ethnological Museum, Mrs Silvana Giacovelli.

 

MOLINO BASSI

 

Molino Bassi si trova a Sovico. Questa struttura è sicuramente antica: la sua presenza è segnalata nel rilevamento dei mulini sul fiume Lambro effettuato dall’ingegner Pietro Antonio Barca nel 1615.

 Da un censimento risalente alla seconda metà dell’ottocento risulta che le ruote idrauliche in quella località erano 4, mentre le macine che esse muovevano erano in numero di 6.

 Negli anni ’30 del secolo scorso, l’acqua derivata dal fiume Lambro muoveva invece 5 ruote che a loro volta mettevano in funzione:

-5 macine per la produzione principalmente di farina, ma anche di segale e grano

-una molazza da frantoio e un torchio per produrre olio

-un frantoio per macinare “pannelli”cioè i semi rimasti dopo la spremitura per produrre un alimento per i bovini.

 Negli anni cinquanta è cessata la produzione di olio e in seguito i mugnai hanno abbandonato i loro mulini. L’ultimo mulino è stato chiuso nel 1966: è quello di cui si è conservato il locale e le macine, ora di proprietà dell’amministrazione comunale. All’interno del locale macine ora è posta una targa su cui è riportata la lettera che gli abitanti di Molino Bassi hanno inviato al loro sindaco per denunciare l’inquinamento da cloro e altri acidi.

 

MULINO RESICA DI VERANO BRIANZA

 

Il mulino di Verano Brianza si trova all’interno del Parco della Valle del Lambro, che comprende l’area tra Brioso e Biassono.La testimonianza più antica è la carta dell’ingegner Barca del 1615, che mostra la locazione del tempo di 72 mulini lungo il corso del fiume Lambro.

Anche il Catasto tributario Teresiano, redatto nel 1721, certifica la sua presenza. Infine ne abbiamo notizia dal Catasto di Brenna del 1887,dove è indicato in una tavola separata per la rilevanza economica.  Nei secoli il mulino è passato sotto diverse gestioni famigliari ,fino a quando, nei primi anni del 1700, divenne proprietà della parrocchia di Briosco.

Dal 2001 si elabora un progetto per il passaggio delle proprietà del locale del mulino alla Amministrazione Comunale per organizzare un mulino fruibile a scopo didattico per le scolaresche e per gli appassionati di archeologia industriale.

La struttura rurale presenta una planimetria simile ad altri mulini della zona: è costituita da una serie di locali articolati su diversi piani. La forma è regolare, spoglia e priva di ornamenti per armonizzare l’aspetto funzionale con quello produttivo.

La struttura portante originale di questi edifici è costituita da materiali naturali, cioè  mattoni, ceppi  e ciottoli estratti direttamente dal Lambro, solai e travi sono in legno, mentre il pavimento del locale del mulino  è in battuto di cemento. Gli interventi più consistenti di modifica sono avvenuti negli edifici a nord e a sud, alterandone le caratteristiche originarie. Gli edifici non hanno subito interventi di ristrutturazione, in particolare i rustici e i luoghi della produzione che conservano la macina, sono in parte degradati. Recentemente anche questo aggregato è stato sottoposto ad un piano di recupero dopo il parziale passaggio di proprietà all’amministrazione comunale.

 

 

PROGETTO DI RIUSO DEL MULINO RESICA

 

Recentemente è stato ideato un progetto di riuso del mulino Resica. Questo progetto ha come prerogativa di mantenere in vita la struttura, rispettando la natura dell’edificio, per conservarne il patrimonio e il valore storico. Esso vorrebbe, infatti, inserirsi in una logica di recupero di ciò che la valle del Lambro può offrire in termini di tradizione e di storia.

L’idea è essenzialmente quella di ricavare dal suddetto mulino un centro che, compatibilmente ai caratteri strutturali e tipologici dell’edificio, consenta, non solo ai suoi abitanti ,un riavvicinamento alla tradizione storica della valle del Lambro.

 

In linea generale il progetto prevede :al piano terra una hall di ingresso (n.1 plan 1) a scopo informativo e la conservazione totale della stanza della macina (n.2 plan 1), sottoposta ad opere di restauro conservativo,con funzione di museo agricolo ;annesso a quest’ultimo si è prevista una piccola sala con degustazione di prodotti nostrani (n.11 plan 1). È stata poi progettata una piccola biblioteca tematica (n.3 plan 1) comprendente due ambienti antistanti che verranno destinati a zona studio (n.5 e 6 plan 1). Il locale un tempo adibito a fienile sarà trasformato in sala per riunioni, feste o proiezioni (n.7 plan 1). Al piano superiore sono previsti invece locali ad uso foresteria (n.1 e 2 plan 2). l’appartamento al piano superiore, tutt’oggi abitato, non sarà, al contrario, soggetto a riuso perché manterrà la sua destinazione abitativa.

Le demolizioni sono state ridotte al minimo e hanno interessato l’abbattimento di un setto controventante interno al fienile e l’apertura di una porta di accesso ai locali di foresteria.

Infine gli impianti di riscaldamento, elettrici ed idrosanitari sono stati anch’essi pensati in una logica di rispetto nei confronti dell’esistente.

 

        

 

 

 

MULINO D’OCCHIATE

 

Il mulino d’Occhiate è ubicato nel comune di Brugherio. È l’insediamento più antico della provincia di Milano, i documenti che primi ne attestano l’esistenza risalgono a prima del mille.

È un mulino da grano con due ruote, una in legno e l’altra in metallo , posate nella roggia.

Il fabbricato a due piani è posto parallelamente alla derivazione d’acqua detta roggia Molinara che defluisce dal Lambro poco più a monte. Il mulino è stato ampliato in epoche diverse fino ad assumere l’attuale pianta contente il fienile, le stalle e le cascine,che fungono da magazzino. La struttura originaria è costituita da pilastri e muratura in mattoni pieni e travi in legno, irrobustita con putrelle in ferro. I pilastri di sostegno esterni della balconata sono in mattoni pieni con zoccolatura in ceppo di fiume. Attualmente il mulino si trova in un buono stato di conservazione, è ancora funzionante ed illustra l’attività a scopo didattico

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROGGE

 

Elenco delle rogge del Lambro:

List of the Lambro ditches:

 

 

·       ROGGIA GALLARANA

 

 

·       ROGGIA GHIRINGHELLA

 

 

·       ROGGIA DEL PRINCIPE

 

 

·       ROGGIA PELUCCA

·       ROGGIA MOLINARA (COLLEGATO AL MOLINO S. GIORGIO)

 

 

·       ROGGIA S. LORENZO

 

 

·       ROGGIA LUPA

 

 

·       ROGGIA DEL PARCO DEL BOCCHETTO DEI PRATI

 

 

Rogge


Con il termine di roggia si indicano  delle diversioni o derivazioni del corso d'acqua principale, cioè un sistema di canali artificiali costruiti dall'uomo per scopi plurimi. Mentre nel passato preindustriale le acque delle rogge servivano alla produzione di forza motrice per i mulini, e fornivano acqua alle industrie (tintorie, candeggi, ecc.), alle lavanderie e all'irrigazione per le colture foraggere, negli ultimi cinquant'anni, con l'affermarsi della grande industria e con il deteriorarsi delle risorse idriche, si è assistito ad una perdita dell'antica funzione che il fiume e il suo sistema di rogge avevano esercitato su tutto il territorio. Ci sembra interessante rammentare il caso della Roggia del Principe. Essa aveva inizio in territorio di Sovico, sulla riva destra del fiume, in corrispondenza dello scarico del Molino Bassi. La Roggia scorreva da nord verso sud, mantenendosi parallela al fiume Lambro, passando per cascina Canova, cascina Biraghi, cascina Grugagna e cascina Mantova, in territorio di Biassono.
In prossimità delle mura del Parco di Monza essa veniva fatta scorrere verso ovest, in direzione di Costa       Bassa.
Mentre il cavo principale alimentava il laghetto nella Villa Reale, una deviazione raggiungeva il manufatto di governo delle acque di piena, ubicato presso cascina Frutteto. Dopo avere alimentato il laghetto, il canale principale attraversava i giardini della Villa con percorso piuttosto tortuoso, immettendosi nella Roggia della Pelucca in località 'Valle dei Sospiri'. A partire dagli anni '70 -'75 all'interno del Parco di Monza e a Nord dello stesso (in territorio di Vedano e Biassono), l'alveo della Roggia del Principe, disattivata a metà degli anni '50, è stato occupato in parte dal condotto fognario realizzato dal Consorzio di Bonifica Alto Lambro. In questa stessa zona, meritano di essere ricordate, come importanti fonti di approvvigionamento idrico a scopo irriguo, la Roggia Ghiringhella e la Roggia Gallarana, che avevano la loro origine in Comune di Arcore, nonché la Roggia detta 'del Parco', che iniziava il suo percorso a sud della località S. Giorgio.

 

 

 

 

Sino a qualche decennio fa esistevano diverse rogge in Brianza che derivavano quasi tutte dal fiume Lambro. Le acque servivano alla produzione di forza motrice nei mulini, alle industrie tessili (tintorie, candeggi, follature), alle lavanderie e all’irrigazione per le colture foraggere. L’acqua estratta per alimentare queste attività doveva essere compensata da una quantità equivalente immessa a monte del Lambro attraverso altre fonti. A tal fine vennero convogliate nel fiume, sempre mediante rogge, le acque delle sorgenti del Piano d’Erba.

 

 

 esempio di roggia ( gallarana)

                                                                                                             example of irrigation ditches

 

 

ROGGIA GALLARANA

 

La presa era ubicata in località Molino Sesto giovine (detto anche mulino Spadit) nel comune di Villasanta.

Il suo nome deriva dalla casata dei Gallarani (o Galerani) che la fecero costruire per irrigare i poderi di loro proprietà nel 1476.

Prima che l’edilizia suburbana nell’anno 1965 soffocasse l’agricoltura con la capillare rete idrica la presa al Lambro erogava 500 l/sec. Nel 1969 il Consorzio Gallarana si sciolse e cedette ogni diritto di acquedotto e servitù al comune di Monza, che a sua volta utilizzo parte delle sue aree per l’interramento dei condotti fognari, cedendo le restanti ai proprietari che avevano aree contigue alla roggia.

 

 

    presa

lock

ROGGIA GHIRINGHELLA

 

La deviazione del Lambro, per una quantità pari a 200 l/sec, avveniva in località Molino di Mezzo; a questa portata si aggiungeva il gettito di altre due bocche situate in località Casino Rapazzini, nei pressi di Peregallo. La roggia raggiungeva la Cascina Ghiringhella in comune di Agrate Brianza.

Il nome della roggia deriva da uno dei due concessionari, Filippo Pecchi Ghiringhello che, associato con Galdino Carpano, ricevette il permesso di costruzione della roggia nel 1502.

Questa roggia è ormai in disuso perché l’omonima azienda agricola è stata smembrata in molteplici piccole industrie.

 

 

ROGGIA DEL PRINCIPE

 

Più recente, databile all’incirca alla fine del XVII secolo, fu la deviazione del Lambro per dare acqua al Parco e alla zona meridionale della città di Monza che passava attraverso la roggia del Principe a Sovico, sulla destra del fiume. La Roggia del Principe fu probabilmente costruita non molti anni dopo la Villa Reale: risale infatti al 1782 una mappa dettagliata che rappresenta “le sorgenti raccolte ed immesse nel Fiume Lambro” presso Merone-Camisasca e Lambrugo “per uso della R. Villa di Monza”Attualmente, con la chiusura della roggia del Principe, il laghetto della Villa Reale è alimentato con acqua di falda sotterranea estratta da un pozzo perforato presso cascina dei Bastia, mentre lo specchio d’acqua della valle dei Sospiri, oltre che dall’emissario del laghetto della villa, veniva rifornito da un pozzo (ora abbandonato) ubicato presso cascina del Sole. Il cavo principale della roggia alimentava il laghetto della Villa Reale mentre la deviazione raggiungeva il manufatto di governo delle acque di piena ubicato presso la C.na Frutteto (ora scuola di agraria). Dopo aver alimentato il laghetto, il canale principale attraversava i giardini della Villa con un percorso piuttosto tortuoso, immettendosi poi nella Roggia della Pelucca in località “Valle dei Sospiri”: quest’ultimo è l’unico tratto ancora esistente della roggia. Infatti da più di trent’anni all’interno del Parco (in territorio di Vedano e Biassono) l’alveo della roggia è stato occupato dal condotto fognario realizzato negli anni 1968-74 dal Consorzio di Bonifica dell’Alto Lambro con lo scopo di raccogliere le acque dei comuni posti ad ovest del fiume.

ROGGIA DELLA PELUCCA

 

Era alimentata da due fontanili ubicati nell’area attualmente in concessione al Golf Club. L’acqua di queste sorgenti , che in origine entrava nel Lambro in prossimità delle stesse, nel secolo XVI venne incanalata in un alveolo scavato attraverso il centro abitato. Questa operazione servì essenzialmente a portare acqua alle tenute di Gerolamo Rabbia, da cui inizialmente la roggia prese nome per poi modificarsi in Bulgara ed infine in Pelucca. Si ricorda che il signor Rabbia vinse la fiera opposizione della popolazione monzese e del consiglio comunale ricorrendo anche a percosse ai maggiori avversari del progetto. Gran parte dei cittadini era contraria alla costruzione della roggia perché avrebbe sottratto acqua per altre attività industriali. Nel corso dei secoli la roggia fu utilizzata, sia dai privati che dal comune di Monza, per immettervi tutte le acque di rifiuto (quelle “bianche” delle piogge e quelle “nere” provenienti dagli scarichi dei servizi abitativi), così che  da tempo assunse il carattere di canale di fognatura a servizio della zona cittadina attraversata. Attualmente, asciugatesi i fontanili per abbassamento della falda freatica, la roggia non è più alimentata e il suo alveo è in parte utilizzato nell’area urbana come collettore cittadino collegato al depuratore del Consorzio di Bonifica Alto Lambro. Infine alcuni tratti dell’alveo sono stati attualmente interrati. 

 

 

ROGGIA MOLINA O MOLINARA

 

L’acqua, presa dal fiume Lambro, viene utilizzata come forza motrice per far funzionare il mulino di Cascina Occhiate nel comune di Brugherio. La parte meridionale della roggia che raggiungeva la località Malfido nel comune di Cologno Monzese, dove si distribuiva in piccoli corpi per l’irrigazione degli erbai, ora è utilizzata per lo scarico nel Lambro delle acque reflue del depuratore del Consorzio di Bonifica Alto Lambro, riattivato dopo un periodo di chiusura nel 1987.

 

ROGGIA DI S.LORENZO

 

La roggia, che deve il proprio nome dall’omonima località ubicata a nord del sottopasso ferroviario pedonale a Monza, si originava da una presa sull’argine destro del Lambro nella curva localizzata nei pressi del cimitero di SS. Gregorio e Rocco. In occasione della costruzione della sede ferroviaria l’alveo della roggia nella sua parte iniziale fu modificato con il trasferimento della presa più a sud. La roggia fu eretta per il moto del mulino S. Lorenzo e Casletto che irrigava i terreni a fienagione della C.na de’Prati e quelli a lato dei fontanili della Bicocca e Testa Puricelli.

 

ROGGIA DEL PARCO COL BOCCHETTO DEI PRATI

 

Per quanto concerne l’irrigazione dei terreni sulla sponda sinistra del Lambro, la distribuzione delle acque era affidata alla roggia del Parco che a sua volta alimentava la roggia delle Grazie. La sua deviazione, chiamata Bocchetto dei Prati, è posta a lato dello sbocco del Torrente Molgorana nel Fiume Lambro e le acque da qui derivate venivano distribuite in canali secondari. Due di questi entravano nel Parco di Monza e quello più orientale portava direttamente il Lambro al cavo della Roggia delle Grazie l’altro, invece, produceva forza motrice nel Molino Asciutto.