Il mulino è una macchina molto antica: la ruota idraulica che trasforma l’energia cinetica di un corso d’acqua in energia meccanica era già usata in Cina, Medio Oriente ed Europa settentrionale nel I secolo avanti Cristo. Tuttavia, non si diffuse largamente nel vecchio continente sino agli ultimi secoli del primo millenio d.C.. Qui nei primi anni servì a macinare cereali (grano, avena, orzo e poi malto per la birra); in seguito il basso medioevo aprì una fase di innovazione tecnica che permise di costruire, tra il X e l’XI secolo, dapprima nella Francia centrale, mulini per trattare le fibre vegetali come la canapa, per follare i panni di lana, per segare il legname ed anche, a partire dalla Germania meridionale, i “mulini da fabbro” per lavorare i metalli.
Nello stesso tempo, nelle aree dove la scarsa pendenza del terreno limitava la potenza idraulica, si introdussero novità come il mulino ad onde di mare – nella laguna veneziana- e soprattutto quello a vento, inventato forse in Persia qualche secolo prima, ma diffusosi a partire dall’Inghilterra nel XII secolo nella caratteristica forma a vele ed asse orizzontale. All’inizio del nuovo millennio i mulini in ogni parte d’Europa divennero numerosissimi, testimoniando tra l’altro il forte aumento del consumo di cereali, specialmente pane, grazie a forti progressi dell’agricoltura. Naturalmente i mugnai furono inizialmente dei lavoratori rurali come gli altri, sottoposti al potere signorile, laico o ecclesiastico, che deteneva la proprietà della terra e dei corsi d’acqua ove sorgevano gli impianti; ciò non impedì ai “tecnici” di perfezionare nuovi meccanismi mossi dai mulini ad acqua, come quelli per la produzione della carta presenti a Fabriano, a Troyes, a Norimberga tra il XIII e il XIV secolo. Fu questo il campo nel quale per secoli si esercitò l’ingegno di uomini ignoti e tuttavia preziosi perché, oltre a realizzare macchine utili incrementando ricchezza e lavoro, contribuirono con altri artifici, a creare quella mentalità che, a partire dal Seicento, farà della meccanica il primo banco di prova della rivoluzione scientifica moderna. Ed in effetti i progressi furono evidenti: dalle ruote di 1-3 mt., cioè con 1-3,5 HP di potenza, del Duecento, si raggiunsero, nel XVII secolo, diametri medi di 2-4 mt, fino a raggiungere in qualche caso i 10 metri, ovviamente con potenze corrispondenti.
Erano i prodromi di un Erano i prodromi di un processo storicamente imminente, cioè l’industrializzazione.
Cartina del parco di Monza con evidenziati i mulini trattati; il mulino del cantone e i mulini asciutti. Su gentile concessione di http://www.geoplan.it
This is the list of some of the mills along the Lambro:
• MULINO RESICA DI VERANO BRIANZA + PROGETTO DI RESTAURO (PLAN FOR A FUTURE USE)
• MULINO D’OCCHIATE
mulino
del Cantone
“del Cantone” water mill
Il mulino del cantone è ubicato all’interno del parco di Monza; fu ristrutturato nel 1840 dal Tazzini, realizzando una struttura che unisce ecletticamente elementi neoclassici e romantici.
La struttura dell’edificio,posta a ridosso di un canale che un tempo azionava le pale del mulino,è caratterizzata da una torre merlata,elemento superstite di un edificio precedente che il Tazzini volle lasciare in omaggio alla moda romantica della rovina. La torretta,in mattoni a vista,è semidiroccata; si nota una piccola finestra a bifora; la cima è strutturata a merli ghibellini completamente occupata da nidi di uccelli.
Come accennato poc’anzi, la costruzione, più volte ristrutturata, è caratterizzata da un aspetto abbastanza ibrido dal punto di vista architettonico.
Il mulino è composto da due blocchi, tra i quali scorre la roggia derivata dal Lambro, raccordati a sud da una facciata in stile neoclassico. Originariamente in mattoni rossi, il blocco centrale oggi si presenta intonacato di giallo e costituito da un colonnato dorico architravato da un arco a pieno centro cieco, con ghiera a raggiera.
Le ali laterali sono ad arcate riempite e sul retro c’è la chiusa del mulino.
Curioso è l’effetto a galleria caratterizzato dal passaggio della roggia laterale al Lambro ed attualmente disattivata. Il portico con colonne binate, la trabeazione con metope e triglifi,il timpano, sembrano voler nascondere la modesta funzione delle macine con elementi aulici.
Attualmente l’edificio è sede della cooperativa sociale “il Salterio”, che si occupa della costruzione di strumenti musicali antichi e del recupero di giovani disadattati. L’edificio è in buono stato di conservazione.
MULINI ASCIUTTI
Il mulino fa parte della Cascina dei Mulini Asciutti ubicata nel Parco di Monza nella zona confinante con il comune di Villasanta. La cascina, nascosta da un filare di pioppi, è composta da due edifici paralleli che racchiudono l’alveolo della Roggia principale, unita tra loro da un camminamento posto trasversalmente ai due blocchi e coperto da cinque archi: percorrendolo si può accedere alle due sale di macina, ai controlli delle chiuse ed al piano terra di ogni edificio. La struttura risale al 1834 e attualmente è in concessione per abitazioni e ospita il centro didattico di esperienza sui cereali e le energie pulite.
Progetto sicuro di Giacomo Tanzini, il mulino non è propriamente asciutto,tanto è vero che un tempo vi si macinavano i cereali. Il molini asciutti è l’unico mulino del Parco che conserva le ruote a pale ancora in grado di funzionare, ma ne è attiva solo una. Si presenta con una struttura di una certa eleganza, nonostante la destinazione agricola. In posizione simmetrica al mulino, divisi dalla roggia, si trovano due fabbricati che ospitavano le stalle, il fienile e il granaio e un piccolo edificio che in origine fungeva da forno, posto in fondo al cortile e raggiungibile attraversando un ponticello. Il mulino, azionato da una roggia derivata dal Lambro, conserva ancora la sala delle macine con i suoi antichi ingranaggi. Attualmente il mulino è parzialmente attivo e la conservazione di tutta la struttura è buona.
mulini
Asciutti
the “Asciutti” mills
“Usciamo dal parco per raggiungere il Mulino Colombo, che si trova nel centro di Monza. La visita dell’edificio è potuta aver luogo grazie all’interessamento della vice-presidente, sig.ra Silvana Giacovelli, del Museo Etnologico Monza e Brianza.”
We leave the park
to reach the Colombo mill, which is in the centre of Monza.
The visit of the building
can be done thanks to the vice- president of the Monza and Brianza Ethnological
Museum, Mrs Silvana Giacovelli.
Molino Bassi si trova a Sovico. Questa struttura è sicuramente antica: la sua presenza è segnalata nel rilevamento dei mulini sul fiume Lambro effettuato dall’ingegner Pietro Antonio Barca nel 1615.
Da un censimento risalente alla seconda metà dell’ottocento risulta che le ruote idrauliche in quella località erano 4, mentre le macine che esse muovevano erano in numero di 6.
Negli anni ’30 del secolo scorso, l’acqua derivata dal fiume Lambro muoveva invece 5 ruote che a loro volta mettevano in funzione:
-5 macine per la produzione principalmente di farina, ma anche di segale e grano
-una molazza da frantoio e un torchio per produrre olio
-un frantoio per macinare “pannelli”cioè i semi rimasti dopo la spremitura per produrre un alimento per i bovini.
Negli anni cinquanta è cessata la produzione di olio e in seguito i mugnai hanno abbandonato i loro mulini. L’ultimo mulino è stato chiuso nel 1966: è quello di cui si è conservato il locale e le macine, ora di proprietà dell’amministrazione comunale. All’interno del locale macine ora è posta una targa su cui è riportata la lettera che gli abitanti di Molino Bassi hanno inviato al loro sindaco per denunciare l’inquinamento da cloro e altri acidi.
Il mulino di Verano Brianza si trova all’interno del Parco della Valle del Lambro, che comprende l’area tra Brioso e Biassono.La testimonianza più antica è la carta dell’ingegner Barca del 1615, che mostra la locazione del tempo di 72 mulini lungo il corso del fiume Lambro.
Anche il Catasto tributario Teresiano, redatto nel 1721, certifica la sua presenza. Infine ne abbiamo notizia dal Catasto di Brenna del 1887,dove è indicato in una tavola separata per la rilevanza economica. Nei secoli il mulino è passato sotto diverse gestioni famigliari ,fino a quando, nei primi anni del 1700, divenne proprietà della parrocchia di Briosco.
Dal 2001 si elabora un progetto per il passaggio delle proprietà del locale del mulino alla Amministrazione Comunale per organizzare un mulino fruibile a scopo didattico per le scolaresche e per gli appassionati di archeologia industriale.
La struttura rurale presenta una planimetria simile ad altri mulini della zona: è costituita da una serie di locali articolati su diversi piani. La forma è regolare, spoglia e priva di ornamenti per armonizzare l’aspetto funzionale con quello produttivo.
La struttura portante originale di questi edifici è costituita da materiali naturali, cioè mattoni, ceppi e ciottoli estratti direttamente dal Lambro, solai e travi sono in legno, mentre il pavimento del locale del mulino è in battuto di cemento. Gli interventi più consistenti di modifica sono avvenuti negli edifici a nord e a sud, alterandone le caratteristiche originarie. Gli edifici non hanno subito interventi di ristrutturazione, in particolare i rustici e i luoghi della produzione che conservano la macina, sono in parte degradati. Recentemente anche questo aggregato è stato sottoposto ad un piano di recupero dopo il parziale passaggio di proprietà all’amministrazione comunale.
PROGETTO DI RIUSO DEL MULINO RESICA
Recentemente è stato ideato un progetto di riuso del mulino Resica. Questo progetto ha come prerogativa di mantenere in vita la struttura, rispettando la natura dell’edificio, per conservarne il patrimonio e il valore storico. Esso vorrebbe, infatti, inserirsi in una logica di recupero di ciò che la valle del Lambro può offrire in termini di tradizione e di storia.
L’idea è essenzialmente quella di ricavare dal suddetto mulino un centro che, compatibilmente ai caratteri strutturali e tipologici dell’edificio, consenta, non solo ai suoi abitanti ,un riavvicinamento alla tradizione storica della valle del Lambro.
In linea generale il progetto prevede :al piano terra una hall di ingresso (n.1 plan 1) a scopo informativo e la conservazione totale della stanza della macina (n.2 plan 1), sottoposta ad opere di restauro conservativo,con funzione di museo agricolo ;annesso a quest’ultimo si è prevista una piccola sala con degustazione di prodotti nostrani (n.11 plan 1). È stata poi progettata una piccola biblioteca tematica (n.3 plan 1) comprendente due ambienti antistanti che verranno destinati a zona studio (n.5 e 6 plan 1). Il locale un tempo adibito a fienile sarà trasformato in sala per riunioni, feste o proiezioni (n.7 plan 1). Al piano superiore sono previsti invece locali ad uso foresteria (n.1 e 2 plan 2). l’appartamento al piano superiore, tutt’oggi abitato, non sarà, al contrario, soggetto a riuso perché manterrà la sua destinazione abitativa.
Le demolizioni sono state ridotte al minimo e hanno interessato l’abbattimento di un setto controventante interno al fienile e l’apertura di una porta di accesso ai locali di foresteria.
Infine gli impianti di riscaldamento, elettrici ed idrosanitari sono stati anch’essi pensati in una logica di rispetto nei confronti dell’esistente.
Il mulino d’Occhiate è ubicato nel comune di Brugherio. È l’insediamento più antico della provincia di Milano, i documenti che primi ne attestano l’esistenza risalgono a prima del mille.
È un mulino da grano con due ruote, una in legno e l’altra in metallo , posate nella roggia.
Il fabbricato a due piani è posto parallelamente alla derivazione d’acqua detta roggia Molinara che defluisce dal Lambro poco più a monte. Il mulino è stato ampliato in epoche diverse fino ad assumere l’attuale pianta contente il fienile, le stalle e le cascine,che fungono da magazzino. La struttura originaria è costituita da pilastri e muratura in mattoni pieni e travi in legno, irrobustita con putrelle in ferro. I pilastri di sostegno esterni della balconata sono in mattoni pieni con zoccolatura in ceppo di fiume. Attualmente il mulino si trova in un buono stato di conservazione, è ancora funzionante ed illustra l’attività a scopo didattico
ROGGE
Elenco delle rogge del Lambro:
List of the Lambro ditches:
ROGGIA GALLARANA
ROGGIA GHIRINGHELLA
ROGGIA DEL PRINCIPE
· ROGGIA PELUCCA
ROGGIA MOLINARA (COLLEGATO AL MOLINO S. GIORGIO)
ROGGIA S. LORENZO
ROGGIA LUPA
ROGGIA DEL PARCO DEL BOCCHETTO DEI PRATI
Rogge
Con il termine di roggia si indicano delle diversioni o derivazioni del corso
d'acqua principale, cioè un sistema di canali artificiali costruiti dall'uomo
per scopi plurimi. Mentre nel passato preindustriale le acque delle rogge
servivano alla produzione di forza motrice per i mulini, e fornivano acqua alle
industrie (tintorie, candeggi, ecc.), alle lavanderie e all'irrigazione per le
colture foraggere, negli ultimi cinquant'anni, con l'affermarsi della grande
industria e con il deteriorarsi delle risorse idriche, si è assistito ad una
perdita dell'antica funzione che il fiume e il suo sistema di rogge avevano
esercitato su tutto il territorio. Ci sembra interessante rammentare il caso
della Roggia del Principe. Essa aveva inizio in territorio di Sovico, sulla riva
destra del fiume, in corrispondenza dello scarico del Molino Bassi. La Roggia
scorreva da nord verso sud, mantenendosi parallela al fiume Lambro, passando per
cascina Canova, cascina Biraghi, cascina Grugagna e cascina Mantova, in
territorio di Biassono.
In prossimità delle mura del Parco di Monza essa veniva fatta scorrere verso
ovest, in direzione di Costa Bassa.
Mentre il cavo principale alimentava il laghetto nella Villa Reale, una
deviazione raggiungeva il manufatto di governo delle acque di piena, ubicato
presso cascina Frutteto. Dopo avere alimentato il laghetto, il canale principale
attraversava i giardini della Villa con percorso piuttosto tortuoso,
immettendosi nella Roggia della Pelucca in località 'Valle dei Sospiri'. A
partire dagli anni '70 -'75 all'interno del Parco di Monza e a Nord dello stesso
(in territorio di Vedano e Biassono), l'alveo della Roggia del Principe,
disattivata a metà degli anni '50, è stato occupato in parte dal condotto
fognario realizzato dal Consorzio di Bonifica Alto Lambro. In questa stessa
zona, meritano di essere ricordate, come importanti fonti di approvvigionamento
idrico a scopo irriguo, la Roggia Ghiringhella e la Roggia Gallarana, che
avevano la loro origine in Comune di Arcore, nonché la Roggia detta 'del Parco',
che iniziava il suo percorso a sud della località S. Giorgio.
example of irrigation ditches
lock
La roggia, che deve il proprio nome dall’omonima località ubicata a nord del sottopasso ferroviario pedonale a Monza, si originava da una presa sull’argine destro del Lambro nella curva localizzata nei pressi del cimitero di SS. Gregorio e Rocco. In occasione della costruzione della sede ferroviaria l’alveo della roggia nella sua parte iniziale fu modificato con il trasferimento della presa più a sud. La roggia fu eretta per il moto del mulino S. Lorenzo e Casletto che irrigava i terreni a fienagione della C.na de’Prati e quelli a lato dei fontanili della Bicocca e Testa Puricelli.
Per quanto concerne l’irrigazione dei terreni sulla sponda sinistra del Lambro, la distribuzione delle acque era affidata alla roggia del Parco che a sua volta alimentava la roggia delle Grazie. La sua deviazione, chiamata Bocchetto dei Prati, è posta a lato dello sbocco del Torrente Molgorana nel Fiume Lambro e le acque da qui derivate venivano distribuite in canali secondari. Due di questi entravano nel Parco di Monza e quello più orientale portava direttamente il Lambro al cavo della Roggia delle Grazie l’altro, invece, produceva forza motrice nel Molino Asciutto.